tocca tutti. Il sonno è appuntato ai ginepri
che torturano la comune luce solare per la risposta. Se solo,
disse qualcuno, potessimo dormire dentro l’alito
della macchina, sogneremmo l’altro frutteto, quello
che dorme in astuzia, colora i margini rigogliosi
di blu cobalto prelevato dall’immaginarsi della foglia
di cielo-come-blu, blu-come-morte.
Anche tutta la sabbia, il cormorano come motore
naturale, linee tematiche, corrispondenza medicata
che imbottiglia la sua essenza in tinture, tinture
che favoriscono febbre, febbre che descrive
il lavoro migrante che sonnecchia sotto di noi. Troppo stanco
per sognare come sognano i ricchi. Le mosche si raccolgono
sulla crosta del sandwich saltando dalla mano,
così tranquilla, la mano, la mosca,
il sogno ispirato dal girare degli ingranaggi,
leve e livelli, tutta l’astrazione messa
a fuoco. Una lavoratrice fiera di nulla,
il vagabondaggio interiore circoscritto
attorno a due o tre dei suoi sogni migliori.
Un accordo col pavimento in linoleum, un accordo
con un incubo ricorrente. Un accordo con marito
e moglie che condividono un asciugamano, benedetto asciugamano.
(inedita in Italia, traduzione Giorgia Sensi)