2020
POESIA SCONFINATA

Philip Schultz

Sono venuto a vuotare la stanza di mia madre,
mettere in una borsa tutto quello che aveva.
«Prendono le cose in una stanza e le lasciano
in un’altra», dice Lisa, la capo infermiera,
per spiegare perché l’anello nuziale di mia madre
non si trova. «La demenza le fa andare in giro,
dimenticano qual è la loro stanza». Guardo
una foto accanto al letto di mia madre. «Eri
un bel bambino e Lill è così giovane e graziosa.
La guardava per ore…» Il bambino somiglia
a me quando avevo tre anni ma mia madre
non è mai stata snella come questa donna. Mi chiedo
però se ha mai visto una mia foto nella stanza
di un’altra donna pensando di riconoscermi.
Ero l’unica cosa che le era venuta bene, mi diceva,
eppure non ero parte del passato che ricordava.
«Mancherà a qualcuno?» chiedo, lasciando
cadere la foto nella borsa. «No», Lisa sorride,
«qui non manca mai niente a nessuno».

(da Il dio della solitudine, Donzelli, 2018, traduzione di Paola Splendore)