Per Louis Aragon
Un poeta ha parlato
di «Paniere dell’oblio».
E il vagabondo oscuro e barcollante
che ne sentiva il delicato fascino
adesso ne ha paura:
quando le palpebre
diventano sipario
lui non sa se il prossimo istante
sia sonno o svenimento o –
com’è peraltro vano
l’esorcismo della parola!
Forse il meglio che può desiderare
è che la paura questa
si metamorfosi
in una serena curiosità.
Teme però che mai raggiungerà
la scienza del contemplare se stesso
e resterà impigliato nell’orlo
del manto dell’azione
(che potrebb’essere una benedizione).

(da Esploratrici solitarie, Raffaelli Editore, 2018)