Se l’energia è prodotta dal quadrato
del corso della luce e dalla massa,
se si diffonde su una curvatura
perfetta e infinita
dal centro alle sfere più estreme
di un universo chiuso e limitato,
io resto testa all’aria
tra i moti corruttori
del mondo sublunare.
Il cielo su di me è parete
un vetro, una finestra.
Lo sfondo di un dipinto
profondo a nord lontano
e a sud disteso e largo.
Posso partire e non allontanarmi,
conosco solo il qui e non il là
e ogni distanza coperta vuol dire
nuove distanze da coprire.
E sono sempre dove
sono e mai altrove,
e porto ogni mio bene
e porto ogni mio male.

(da Canti dell’abbandono, Mondadori, 2011)