“RITRATTI DI POESIA.280” DECIMA EDIZIONE

Quello del distacco e della perdita è certamente uno fra i temi più ricorrenti in poesia, dall’antichità a oggi. Dall’epicedio al planh, da Petrarca a Ungaretti, fino a libri come “Tema dell’addio” di Milo De Angelis e alle poesie per Giovanna Sicari di Biancamaria Frabotta, diversi sono i modi in cui ha preso forma il dolore nelle parole dei poeti. In questo testo, esplicitamente dedicato a Mirko Servetti, a sua volta poeta, mosso da rime e omofonie piane ma efficaci, c’è tutta la solitudine di una porta che si chiude sbattendo in faccia alla vita “qualcosa che resta”, quella “fame di poesia” condivisa tra chi scrive e chi non c’è più. Una comunicazione interrotta solo in apparenza, se ancora ci è dato di essere finiti e umani, “terreni” o, spingendo oltre la lettera del testo, “extraterrestri”, oltremodo umani. Anche se il nostro breve stare nelle cose e nel mondo diviene niente. Ed è questo, in fondo, il senso della poesia in generale: stare continuamente un passo avanti, precedere, poiché la contiene, ogni cosa che è fragile, transitoria – averla vinta persino sulla morte.

Roma, 15 marzo 2024

La Giuria
Alessandro Anil, Marco Corsi, Giovanna Cristina Vivinetto