Musica e poesia: un dialogo di voci e silenzi

Poesia e musica non sono per me linguaggi distinti. Non tanto perché entrambi cercano di catturare l’essenza della condizione umana, piuttosto condividono un principio comune: in
ultima istanza ciò che conta non è la correttezza delle rispettive “grammatiche”, ma la capacità di creare un arco sonoro percepito come giusto, compiuto e bello. In una parola,
necessario. Una poesia “canta” così come una melodia, ed è proprio in questo canto condiviso che riconosco la loro autentica unità.

La mia ricerca musicale si intreccia da sempre con la parola poetica. Ogni incontro con un/una poeta ha rappresentato per me una tappa, una sfida ulteriore, un diverso modo di abitare
lo spazio sospeso tra voce e silenzio. In poche righe vorrei ripercorrere questo cammino seguendone le tracce a ritroso, a partire dal progetto più recente fino a riannodare via via i
fili che legano i lavori precedenti, tutti nati da un dialogo diretto con la poesia.

Con Zbigniew Herbert ho conosciuto il rigore etico e la lucidità di un pensiero che si fa paesaggio interiore. In Le nuvole sopra Ferrara (2024), diretto da Sergio Maifredi e
prodotto da Teatro Pubblico Ligure assieme all’Istituto Adam Mickiewicz di Varsavia, non ho voluto semplicemente “accompagnare” dal vivo sul palco i testi herbertiani, bensì aprire
con le mie musiche uno spazio di risonanza parallelo: certe parole – viaggio, avventura, Leopoli, preghiera, nuvole – sono diventate come energie, istanze catalizzatrici, poli
magnetici intorno a cui i miei brani per pianoforte hanno preso forma. Ogni titolo è stato una soglia: Al mercato di Leopoli, Preghiera di un viaggiatore, Le avventure del Signor
Cogito, e altri ancora. Non si trattava di illustrare i versi, ma di lasciare che fossero essi stessi a generare musica, nella forma di domande, suggestioni, invocazioni.

Diversa ma complementare è stata la mia esperienza con Szymborska. Nei suoi testi tutto sembra lieve, quotidiano, ironico, eppure sotto la superficie pulsa una profondità che
sorprende. Una vera sfida affiancare con mie composizioni i versi della poeta premio Nobel polacca nello spettacolo teatrale Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Poesie, lettere e
altre cianfrusaglie di Wisława Szymborska (2023), anch’esso prodotto da TPL e IAM per la regia di Maifredi. Ho voluto renderli attraverso un ciclo pianistico che fosse un mio
personale, autonomo e diretto omaggio al genio szymborskiano, e che evocasse insieme danza e contemplazione: un movimento costante tra frenesia e stasi, tra ironia e malinconia.
Szymborska è maestra di pointe: prepara un approdo e poi ci inganna con un verso inaspettato. Ho tentato di tradurre questa dinamica nel linguaggio musicale, lavorando sul
contrasto, sulle svolte improvvise, sui registri che si ribaltano. Non un atto mimetico, ma un dialogo: la mia musica e la sua poesia si sono incontrate in un punto che non appartiene né a
me né a lei, ma all’ascoltatore, come evocato dalla copertina dell’album contenente la colonna sonora dello spettacolo, pubblicato da Lumi Edizioni Musicali.

In occasione del debutto della mia operina buffa Fauci e basta! (2023) al Festival Nuovi Spazi Musicali diretto da Ada Gentile, al centro di tutt’altro genere di avventura è stato il
confronto con la lingua italiana: la parola come casa comune, fertile, ospitale: un’esperienza scaturita dalla scelta di concepire io stesso anche soggetto e versi, ispirandomi liberamente
al romanzo Fauci del poeta, pittore e classicista Nicola Gardini. Le sue riflessioni sulle lingue antiche, sulla traduzione e sulla letteratura mi hanno portato a pensare la musica non
come commento, ma come spazio in cui il testo trova nuova dimora. Insieme abbiamo esplorato questo rapporto attraverso il suo componimento intitolato E poi, accogliendolo
e “inglobandolo” integralmente al culmine del mio libretto, come esito finale della trama, per sondare fino in fondo il rapporto tra suono e parola come atto di ospitalità reciproca.
L’aria conclusiva della pièce, per soprano e fisarmonica, stravolge solo apparentemente il senso della poesia, messa in musica alla maniera di un Tango Vals dal sopore disneyano,
tirando le somme su un’umanità che si illude compulsivamente di poter ottenere felicità per pillole, frammenti e tragicomiche semplificazioni.

Con Ocean Vuong il discorso si è fatto più intimo sin dal principio. L’ho incontrato nel 2017 al festival La Milanesiana ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. Da quella circostanza
fortuita è nata una corrispondenza a distanza che ha alimentato un progetto ancora inedito, e che nell’arco di sette anni ha portato alla creazione del ciclo di Art Songs intitolato Vuong’s
Eleven. Ten Plus One Ocean Vuong’s Poems Set to Music by Michele Sganga. Per me non si è mai trattato di interpretare i suoi versi, ma di instaurare una conversazione parallela, sia in
senso letterale che figurato. I suoi testi parlano della condizione di migrante, dell’identità queer, della memoria del corpo, con una lingua che mescola registri solenni e colloquiali,
ironici e tragici. Ho sentito in questo ritmo misto una somiglianza forte con la mia musica, anch’essa attraversata da jazz, Lied, parodia armonica. Nelle mie composizioni il doppio
binario è diventato cifra: nostalgia e ironia, lirismo e straniamento, in una libertà di registro che, se da una lato rispecchia la poetica di Ocean, mettendo in scena il suo universo
psicologico, filosofico e storico, dall’altro dà voce a messaggi che appartengono anche al mio vissuto e ai miei orizzonti interiori. In diverse prestigiose occasioni è stato possibile
presentare anteprime pubbliche dei risultati in progress di questa collaborazione, a partire dall’edizione 2019 di Ritratti di poesia, festival internazionale ideato e diretto da Vincenzo
Mascolo.

Infine, accanto a questi percorsi, il mio Magnificat per soprano e pianoforte – composto nel 2017 e pubblicato da Lumi Edizioni Musicali nel 2022 in una extended version – ha segnato
una tappa diversa: il confronto con il testo sacro. In questa cantata la musica non si limita a ornare i versetti evangelici, ma si fa domanda, invocazione, e anche lotta. Il canto diventa lo
spazio dove la fragilità umana e la tensione spirituale si incontrano, in un equilibrio instabile che non chiede di essere risolto, ma vissuto.

In tutti questi progetti, ciò che mi guida è un atto di ascolto. La poesia insegna alla musica a rallentare, a guardare meglio, a cogliere le sfumature; la musica restituisce alla poesia la possibilità di diventare esperienza comunitaria, rito sonoro, momento condiviso.

Musica e poesia sanno sorprendere con i loro voltafaccia inattesi: un verso, un accordo, un’improvvisa pausa. Sanno descrivere l’amore e condurre gli eserciti, consolare e ferire.
Ma il loro potere più grande non è in superficie, è nel respiro profondo che scava dentro di noi, rivelando possibilità inattese.

Il senso del mio lavoro è qui: abitare quello scambio, trasformare l’io in un noi, l’indicibile in voce, il silenzio in canto.

LINK

1_ Le nuvole sopra Ferrara (blocco su Zbigniew Herbert)

Video:
https://www.youtube.com/watch?v=rKLoHLzj7-0

Album:
https://pirames.lnk.to/LeNuvoleSopraFerrara

2_ Ascolta come mi batte forte il tuo cuore (blocco su Wisława Szymborska)

Album:
https://pirames.lnk.to/AscoltaComeMiBatteForteIlTuoCuore

3_ E poi (blocco su Nicola Gardini)

Video:
https://www.youtube.com/watch?v=NHtc0m4YHYw&list=RDNHtc0m4YHYw&start_radio=1

4_ Vuong’s Eleven (blocco su Ocean Vuong)

Video:
https://www.youtube.com/watch?v=klqbBIKrvGc&list=RDklqbBIKrvGc&start_radio=1