L’albero di albicocche, l’abituro
dei fanciulli per aria.
Oh,
la breve, segreta rimozione
alla gracile riva.
Quella lira
che moriva sciogliendosi dal ramo
dei tuoi fiochi capelli.
Preparavi la tavola,
due merli
venivano a oscurare le tue mani.
Ed ecco, la tua sagoma odorava
d’accaldato granturco,
la miniera
ti frangeva in un bruscolo di rame.
Ora ridi al mio fianco come il pane
che s’azzurra nel tiglio.
Sul tuo miglio
una rondine in fiamme, un’altra sera.