Ora stai fresco – qui leggo i fondi del caffè
e vedo che nel fondo dell’anima tua corrono
gli autotreni – ti telefono dal Brennero
da una postazione fissa in quota, dove
l’habitat è disabitato e anche se non si usa più
ti telefono lo stesso con le monete da duecento
che mi sfondano le tasche – ti telefono
archeologicamente, e c’è pure un certo
rischio: sono qui uomini in tuta coi picconi
e sfondano il terreno intorno – ti telefono
nel tremolio del filo, nella tempesta di colpi
alla comunicazione – nei fondi del caffè
vedo la postazione trascinata al museo
della frontiera e le monete che precipitano
costanti: parlare costa, ho ragione ?
Ma è l’aria di quassù che più mi colpisce
l’aria che trascolora e si flette, che
mi sembra stanchissima. Allora lancerò
lontano la schifezza dei fondi del caffè
e dell’anima che se c’è batte un colpo –
stai tranquillo, ti dico: al chilometro zero
sono io il museo.
(da I presupposti del disabitare, Effigie, 2019)