2012
DI PENNA IN PENNA

Irma Immacolata Palazzo

CARICATORE: il primo Sciupafemmine disse
che avevo occhi grandi: ISTANTANEA mobilità della pupilla bambina
fotografante con un AGGIUNTIVO, un FISH-EYE o un BIRD’S EYE:
capelli lisci brillantinati orecchie grandi così così la bocca sorridente.
WINDER: felino nel CORPO-MACCHINA: borsalino e trench alla Bogart
mentre aspetti di salire sulla nave per l’Argentina il giorno di Natale.
E’ nell’album, tra la nonna e i cugini mai conosciuti: ESPOSIZIONI MULTIPLE.
Ogni tanto mamma racconta: femmine figli fratelli miei sparsi per il mondo.
Aggiungo un CENTER FOCUS: e anch’io, una delle tue donne, sopravvissuta:
non ti sono piaciuta. Sei partito subito dopo. STOP-DOWN.
Nauseata per anni per ogni carezza paterna sulle cosce delle amiche bambine.
FLIP-FLASH. In che mondo viviamo! FLIP-FLASH. Quello di sempre.
CAMERA OSCURA. ELABORAZIONI IN CAMERA OSCURA e poi FARE FORCELLA.
Non parlavi. Paura o ti piaceva così? MASCHERINA. Una SPUNTINATURA:
durante si fa sempre finta di dormire. Dormire! CHIUSO IL DIAFRAMMA: COMA:
nello squallido circo di periferia dei sogni non ci sono colpevoli: CANDID SHOT.
Ora metto un FOG FILTER: e così andato via – per sempre.
M’è rimasta la degradante fantasia, desiderio di donna: quella che non sono
non dovevo usare una CARTA MAT o MATT. E sopravanza una pronuba
un ricordo di me: cinque (controllo meglio la PROFONDITA’ DI CAMPO):
Dov’eri mentre mi si offendeva? Dio, se tu l’hai permesso, non esisti.
Povero Dio, non t’hanno ucciso il Figlio senza che alzassi un dito?
Senza risentimenti. A Pasqua non mangio capretto.
I macellai con furore dionisiaco spartiscono il desco smembrato. Altro che rito!
A me rimane sullo stomaco. DAYLIGHT per una STILL LIFE.

(da Giocare in casa, Campanotto Editore, 1999)