Lo scavo di un’ombra profonda,
una cicatrice tra gli occhi di un volto scoperto.
Come se nuda, senza velo
sul precipizio danzando tu, invisibile punto
spalancassi l’oceano della tua carne
alla negazione passata,
all’altro letto di un riposo mendace.
E poi, come su uno schermo
si affolleranno bandiere senza vento
immobili e statuarie
masticando il singulto di un’ora terminata.
Per un attimo, col tuo verso animale,
di lacrime in sputo,
giacerai persa nel buco, sepolta nella caverna chiusa
sotto un cielo dipinto dalla tua miseria.
Entra di corsa sullo spalto la melodia dimenticata.
Il ticchettio di un orologio tornato al principio.
Il canto che riacquista voce nel grembo del tuo inginocchiarti.
Come una luce nuova, un faro sopra la penombra di prima.
Calcano i chiodi sul legno di questa croce
elevata sul colle appena rinato;
mentre tutto fuori, come da una finestra,
si chiude su di sé.
Solo bene, ti dici, è stata la vita.
Il capo, chino sulla spalla, sussurra l’addio.
(pubblicata sulla rivista Poesia, Nicola Crocetti editore, luglio/agosto 2011)