Quando il mio vagito
ha echeggiato nella stanza a fiori
lacerando il respiro
e mia madre divaricata
da un urlo primordiale rigettò l’ingombro,
la prima cosa che vidi
tic tac, tic tac, fu l’orologio dell’avo.
E il germen ripeteva gli istinti marini. E cellule
ricordavano tutto: il liquido
del grande ventre oceanico
il suo deporsi
nell’ombelico d’argilla. Un istinto mnemonico,
di carne,
che risuona nell’orecchio del verso.
(da Canti territoriali, Mondadori, 2009)