Raccolgo con piacere l’invito di Vincenzo Mascolo a condividere la mia esperienza sul fare editoria di poesia, in particolare in un contesto, quello della provincia, fuori dai maggiori centri e circuiti culturali italiani. Una regione, la mia, le Marche, da cui – come molti altri prima di me – mi sono allontanata (per circa due decenni, trascorsi un po’ in Inghilterra, un po’ nel sud della Francia, con una breve sosta in Portogallo, e poi a Trieste) per tornare infine – spero definitivamente, ma vai a sapere! – ad Ancona, dove sono nata.
Le Marche, mi piace ricordarlo, sono una terra da tempo percorsa da tante e valenti voci poetiche, con una concentrazione tale da configurare un “caso” a livello nazionale. Un fermento confermato e alimentato dalle molte riviste letterarie qui fiorite nel corso dei decenni, e dalle numerose, perlopiù piccole in dimensioni ma davvero notevoli, realtà editoriali che hanno animato e animano oggi il panorama letterario e culturale della regione – che vanta anche, non sarà una coincidenza, uno dei più importanti e longevi festival di poesia in Italia, La punta della lingua.
Tra le varie realtà editoriali c’è Vydia, piccolo editore indipendente con sede a Montecassiano, in provincia di Macerata, con cui collaboro dal 2013, anno in cui è uscita la prima traduzione italiana, a mia cura, di un’opera del poeta americano John Taggart, Pastorali. Da allora ho seguito per Vydia diverse pubblicazioni, spaziando nei generi di poesia, saggistica e narrativa, e ho curato dei progetti antologici – pensati e realizzati quando mi trovavo ancora all’estero, lontana da casa – a cui sono particolarmente legata, proprio perché dedicati alla mia terra d’origine e alla sua infinita, benché appartata e ancora poco conosciuta, bellezza e varietà: Femminile plurale. Le donne scrivono le Marche (che intendeva riannodare la nota dimensione “plurale” della regione, evidente già nel nome, a quella meno nota della scrittura delle donne nelle Marche) e S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti, che racchiude testi ispirati ad opere d’arte legate allo straordinario patrimonio marchigiano, scritti da alcune tra le più rilevanti e interessanti voci poetiche della regione.
Nel 2018 abbiamo quindi inaugurato la collana Nereidi, una nuova collana di poesia, più agile e tascabile rispetto alla precedente, pensata per ospitare voci poetiche riconoscibili, nuove o già affermate. Il nome Nereidi l’ho scelto in omaggio al mare che tanto amo e che è per me una presenza necessaria all’esistere, fonte di energia e luogo di nascita, scenario che mi ha sempre accompagnato in ogni posto in cui ho avuto la ventura di abitare, in Italia e all’estero. Il criterio principale di selezione delle opere è sempre stata l’attenzione alla qualità, all’individuazione dell’elemento caratterizzante di una poetica, a una ricerca sul linguaggio che non è solo e necessariamente “sperimentazione” ma, in ogni sua possibile varietà e declinazione, la scoperta di significati nuovi, imprevisti, della parola. La prima uscita è stata Sespersa di Alessandra Carnaroli, con un testo introduttivo di Helena Janeczek, un libro coraggioso e potente, che considero significativo sia nella produzione poetica di Alessandra sia come opera inaugurale della collana Nereidi, che certo, nella scena affollata e difficile dell’editoria di poesia, non partiva particolarmente avvantaggiata. Sono molto grata ad Alessandra per aver creduto per prima in questa collana, e a Helena per averne accompagnato l’opera con un’importante introduzione.
Molti altri volumi si sono poi succeduti – siamo arrivati oggi al 25simo libro in catalogo – e molte sono state le soddisfazioni che ci hanno regalato: solo per citare i primi che mi vengono in mente, i riconoscimenti a Tande di Rosaria Lo Russo (candidato al Premio Strega 2024, vincitore ex aequo del Premio Bologna in Lettere 2024, nella terna vincitrice del Premio Internazionale Ceppo Selezione Poesia 2025) e a [la casa è nera] di Nadia Agustoni (con prefazione di Giovanna Frene, Premio Tirinnanzi 2022 e Finalista Premio Letterario Internazionale Franco Fortini 2022 insieme a un altro volume della collana, L’avversario di Giovanni Tuzet).
Al di là dei premi e dei riconoscimenti, che fanno sempre piacere e possono confortare autori ed editori sulla qualità del lavoro fatto, ma che certo non sono l’obiettivo ultimo, è il patrimonio umano di rapporti, contatti, scambi e conoscenze che mi porto dentro e custodisco. Per questo ringrazio tutti gli autori e le autrici e coloro che hanno firmato con generosità le note introduttive, per averci affidato i loro scritti e per aver arricchito questa collana, rendendola quella che è oggi: un luogo aperto e in continua evoluzione, abitato da tanti modi diversi di fare poesia. Un ringraziamento in particolare lo vorrei rivolgere alle autrici che hanno accolto il nostro invito a partecipare al volume Incantamenti, che ho curato di recente insieme a Francesca Matteoni e Laura Di Corcia: un’antologia tematica declinata al femminile, pensata come un laboratorio di poesia a distanza a partire dall’incantesimo inteso come riappropriazione ed esercizio del potere della parola poetica. Un’antologia che non ha ovviamente nessun intento di attestazione valoriale delle voci poetiche incluse, ma al quale hanno partecipato, con slancio e spirito di condivisione, senza dubbio alcune delle più rilevanti autrici di poesia oggi attive in Italia; un progetto che speriamo proseguirà nel tempo con nuovi volumi, nuove curatrici e nuove autrici coinvolte.
Credo quindi che la scommessa di Vydia editore di creare una nuova collana di poesia degna di attenzione sia stata vinta. Il gentile – e devo dire davvero inaspettato – invito di Vincenzo Mascolo a presentare questo progetto editoriale in un contesto di rilevanza nazionale come Ritratti di Poesia 2022 è stato forse il risultato che più ha premiato il nostro impegno. Non era affatto scontato, per un piccolo editore di provincia, con pochi mezzi e poche risorse, che per scelta pubblica solo pochissimi volumi ogni anno, cercando di sceglierli e curarli al meglio delle proprie capacità. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la fiducia riposta dall’editore Luca Bartoli nel progetto e senza la sua disponibilità a sostenerlo in concreto, permettendo alla collana Nereidi di restare rigorosamente non a pagamento. Siamo consapevoli che si può fare naturalmente sempre meglio e sempre di più, e questo rimane il nostro obiettivo, ma vogliamo anche rallegrarci, nel nostro piccolo, per quanto realizzato e ci spinge ancora a proseguire nonostante le molte difficoltà – pratiche, economiche, legate alla distribuzione e alle effettive possibilità di promozione – di un mercato editoriale che sembra troppo spesso remare contro l’importante, direi anzi vitale, lavoro svolto dalla piccola editoria indipendente.


