Alessandro Anil
Non è necessario che mi ascolti. Non è importante. Le due rette parallele
di un binario si uniranno, comunque, nell’infinito, e questo sangue
lasciato dall’ultimo sole, sembra fermarsi nelle arterie, sospensione
di un battito che non avrà una terra su cui mettere radici, declinando
per l’ennesima volta quel legame tra fragilità e bellezza.
Anche quel poco di natura rimasta, così lontana dalle foreste, dalle tigri
e contrabbandieri che popolavano i nostri sogni, si ritrae nella stanza.
L’inermità del riposo richiede la protezione della tana e questo
sia che si tratti del verme in coordinate misteriose o l’uomo che rientra
la sera per l’approvvigionamento e il sonno. Niente è diverso, le stagioni
dei piccoli segreti sono intatte. Torneranno vedrai, nella breve forcella d’ombra
lasciata ai margini della strada. Orione, le costellazioni dell’orsa
continuano a svolgere il loro corso fissati in un fotogramma eterno
e non dovrebbe sorprenderti se dopo tutto questo tempo sono ancora
qui, ad amare e soffrire, così inquietamente vinto, a chiederti
di lasciarmi entrare. Anche questo fa parte delle leggi eterne dell’universo.
Vedo l’inclinatura della nuca quando bevi, l’acqua scende
come un’accettazione, come la morte. Presumo sia questa la richiesta:
non la santità, ma la santità prima del peccato. Resteranno solo ombre,
solo ombre, mentre l’umidità sale dalla terra e i colori, le forme
iniziano a dissolversi. La notte è un oceano immobile come un ideogramma
con la sua particella di luce infinitesimale. Amica mia, come osservare
la fine, senza terminare con essa? Giù, nel frutteto, nell’ombra
ghiacciata dell’estate, c’è un luogo dove la migrazione degli uccelli sosta
qualche istante. Noi siamo il sogno di un animale appena addormentato.