È il taglio degli occhi di mio padre
non il suo colore
l’attaccatura bassa dei capelli
quasi piatti i piedi e lo stesso stampo delle mani
o forse è lo stare scorretto della schiena
ma più che altro è la stessa la mandibola che balla
quando la cena sa di poco e la camicia non stirata
l’apprensione dei giorni che fa lo stomaco compresso
con la tensione continua dei nervi raccolta nelle giunture
è la sua sintassi quando dico le frasi che non vengono
preciso il lampo nello sguardo che ricuce le cose
rifà buono il tempo
la solitudine lui dei boschi io delle parole.
Sarà poi un giorno mio figlio
e il figlio di mio figlio
sarà l’aggirarsi nell’identico buio delle strade
ad aspettare che venga il vento giusto
e il chiaro dentro gli occhi
(da Il verde che viene ad aprile, Qudulibri, 2019)