buio improvviso. il sole
splende sui tetti e non al suolo. il giorno
si capovolge come uno scarabeo
d’oro. sfolgora il metallo delle gru,
i meccanismi e i giunti unti di sole
colano pioggia d’oro.
una grandine chimica, innaturale, incrina
il contratto sociale del cielo
con gli uomini. i palazzi di Roma popolare, della mia bella Roma
contro il sereno: un paradiso caduto
sotto la fiamma liquida del cielo. il cielo butta
da una piaga sulfurea
un rovescio squillante di gabbiani: un luccichio scontento
di ali fatte per capire il mare
batte
pochi metri più in alto
del suolo, quasi che le nuvole si siano chinate
a calare uno sconforto solo terrestre e l’azzurro ne resti tutto
indifferente, scosceso di luce
nel gelo imperscrutabile del padre
Roma, 5 dicembre 2012, ore 16.20