– Non a caso. Da cumuli fumiganti. Sistematiche invarianti del paesaggio. Dalle montagne di Guiyu e di
Tongshan. Un arsenale di condizioni imposte. Proposte in acque di putredine. Villaggi trash. Diresti. Cina
meridionale. Forse. E Scampìa. E polo antartico. E là nell’inferno del disperato ghetto di Nairobi. O Caracas.
E Buenos Aires. E i docks in qualche porto disastrato. Ma anche giù per i Campi Flegrei. E distese. D’aree in-
dustriali o campagne in fermentazione. Corrotte cuccagne. Purulenta stratovisione di composte. Contrapposte.
In impulsione. Repulsione. Inversione di tratteggi ininterrotti. Di solchi profondi. Di ferite blenorragiche nei fianchi
della terra.
– Direi specchio emorragico del volto tragico delle merci in cataste ordinate nei piazzali delle manifatturiere.
Qui. Un Occidente infernale nel passo disavanzato. Laccato però. E smagliante.
– Non a caso sincrono. Ci sono corpi che non tornano. E qui i rifiuti. Resti ingombranti. Troppo. Ormai.
Troppi. E disperati. Placcati dall’ingiuria del mercato. Corpi di scarto. Oggetti. Con difetto di tempo. Rigetti. Ghetti.
(da La discarica fluente, dia●foria & dreamBOOK edizioni, 2023)